Da: swissinfo.org
Le procedure di naturalizzazione non devono essere sottoposte al suffragio popolare, ma al massimo al voto di un'assemblea comunale. Lo ha deciso martedì la Camera bassa del parlamento svizzero. I deputati non aderiscono così alla proposta dei senatori, che avevano stabilito di autorizzare a determinate condizioni il voto popolare, per contrastare l'iniziativa dell'Unione democratica di centro. Per evitare decisioni arbitrarie, il Consiglio nazionale vuole porre fine alla possibilità di decidere tramite il voto popolare in merito alle naturalizzazioni. Con 111 voti contro 78, la Camera del popolo ha infatti deciso martedì che soltanto le assemblee comunali potranno pronunciarsi in merito al rilascio del passaporto rossocrociato.
La decisione è stata adottata nell'ambito della revisione della legge sulla cittadinanza, avviata dal Consiglio degli Stati per contrastare l'iniziativa popolare dell'Unione democratica di centro (destra nazional-conservatrice) denominata «per naturalizzazioni democratiche». La Camera dei cantoni ha, dal canto suo, ammesso l'organizzazione di consultazioni popolari sulle richieste di cittadinanza, ma a certe condizioni. Vista la situazione di disaccordo, l'oggetto dovrà dunque essere nuovamente sottoposto al Consiglio degli Stati.
Rischio di arbitrarietà
Secondo la maggioranza del Consiglio nazionale, in caso di scrutinio il rischio che vengano prese decisioni arbitrarie è troppo elevato. Tuttavia – se si vuole evitare che la naturalizzazione diventi un atto puramente amministrativo – occorre autorizzare le assemblee comunali a pronunciarsi, ha affermato la deputata Thérèse Meyer a nome della commissione. L'orientamento determinato da un'alleanza tra popolari democratici e liberali ha diviso il Parlamento. Nell'intento di far sì che le decisioni siano adottate unicamente a livello amministrativo, lo schieramento rosso-verde ha infatti inutilmente tentato di lasciare ai cantoni la competenza di determinare le procedure nel rispetto delle garanzie costituzionali. La destra non è invece riuscita a imporre il mantenimento delle consultazioni popolari.
Motivazione scritta
Anche in merito alle motivazioni di un eventuale rifiuto di naturalizzazione vi è stata un'accesa discussione. Con 102 voti contro 86, la maggioranza ha deciso che ogni rifiuto dev'essere motivato per iscritto. L'UDC si è opposta a questo modo di procedere: la deputata Jasmin Hutter ha ribadito che «le decisioni del popolo vanno rispettate senza essere rimesse in questione». Anche il ministro democentrista della giustizia Christoph Blocher ha difeso il diritto a una motivazione orale durante le assemblee comunali.
Appartenenza religiosa
Infine, la destra non è nemmeno riuscita a obbligare i cantoni a fornire informazioni dettagliate sulla situazione dei candidati alla cittadinanza. Con 111 voti contro 77, il Nazionale ha respinto respinto l'idea di pubblicare dati concernenti la riscossione dell'aiuto sociale, il pagamento d'imposte, le procedure d'esecuzione in caso di debiti o l'invalidità. Per contro, la maggioranza ha voluto aggiungere l'appartenenza religiosa alla lista dei dati personali che i cantoni devono fornire. La sinistra, che voleva stralciare questo punto, è stata battuta con 107 voti contro 77.
In fin dei conti non è cambiato nulla per quanto riguarda le naturalizzazioni. Ma io dico: non è possibile, almeno, mettere un numero chiuso?
Ci sono cifre impressionanti di “naturalizzati”... Ed alcuni a cuor leggero.
Ho sentito “nuovi svizzeri” parlare un italiano vergognoso, pretendere dal primo giorno prestazioni di vario genere... E non da ultimo, ho avuto la brutta occasione di poter sentire una neo-naturalizzata rispondere così alla mia domanda “come mai, visto che non ti piace la Svizzera, hai deciso di prendere la cittadinanza?”: PERCHÉ MI FA COMODO!
Evviva la sincerità... E noi continuiamo a facilitargli la strada...
domenica 7 ottobre 2007
Svizzeri? Sì, (il grazie la prossima volta)...
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