venerdì 29 gennaio 2010

No comment

sabato 14 novembre 2009

Minareti & Co.

A volte bisogna tornare. Sì.
E lo si fa in occasioni nelle quali è pressoché impossibile tacere, nascondere la propria voce.
Come nel caso dei minareti.
I contrari all’iniziativa contro l’edificazione di queste “torri” (gran parte dei musulmani e della sinistra politica) -per cui si è chiamati a votare il prossimo 29 novembre- sostengono che i minareti “sono parte integrante dell'identità religiosa, i fedeli scelgono in maniera autonoma, in base al diritto vigente, quali edifici erigere e ciò che fa parte della loro religione e nessun partito politico può decidere al loro posto (Farhad Afshar, presidente del Coordinamento delle organizzazioni islamiche in Svizzera). Su qualunque enciclopedia si può leggere come questo “edificio” sia la torre dalla quale il muʾadhdhin (muezzin), cinque volte al giorno, chiama alla preghiera i devoti di Allah e serve a far arrivare il più lontano possibile questa voce, che altrimenti non sarebbe udita da coloro che si trovano molto lontano dalla vera e propria moschea. E qui casca l’asino, o il cammello che dir si voglia: i sostenitori del NO (perciò favorevoli all’edificazione) diffondono comunicati ove si rassicura la popolazione svizzera che dal minareto non giungerà alcun “canto”. Sorge spontanea, così, la domanda: allora perché lo volete costruire? Forse la risposta è semplicemente nel fatto che esso rappresenta un piccolo passo verso la “conquista” di una nazione che (sempre secondo il parere di alcuni imam) era già dei musulmani moltissimi anni or sono.

In alcuni giornali, a metà ottobre, potevamo leggere codeste parole:
“Governo, parlamento e partiti, con l'eccezione di UDC, UDF e Lega dei ticinesi, ritengono che un «no» comprometterebbe l'immagine della Svizzera all'estero, ciò che minaccerebbe le relazioni diplomatiche, le esportazioni e, non da meno, la sicurezza del paese. Proibire la costruzione di minareti in Svizzera nuocerebbe alla pace religiosa e all'integrazione della popolazione musulmana, ha più volte ripetuto la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf.”
Nessuno ha pensato alla compromissione della Svizzera agli occhi dei suoi abitanti? Perché rivolgere lo sguardo all’estero, quando è il popolo a tenerla in piedi grazie a lavoro, contributi ed attività sociali? E con “abitanti”, certamente mi riferisco a coloro che la amano, la rispettano e non esigono di cambiare le sue radici in alcun modo.

Hisham Maizar, presidente della Federazione delle organizzazioni islamiche svizzere, dice: "Non vogliamo fungere da carne da macello per i populisti".
Cercando sull’enciclopedia, ho trovato una definizione molto interessante del termine populismo: attori politici dal linguaggio poco ortodosso e aggressivo i quali demonizzano le elite ed esaltano il popolo. Da questo, deduco che il signor Maizar creda che la popolazione sia ignorante e segua unicamente i ragionamenti di politici e messaggeri, anziché ragionare con il proprio cervello. Personalmente, credo che chiunque possa riflettere sull’iniziativa e trarne le proprie conclusioni, senza necessitare dell’aizzamento prodotto da chiunque abbia tra le mani un microfono e una carica istituzionale. Non siamo un gregge di pecore, ma singoli “contadini” che sanno come coltivare il proprio suolo!
In un secondo tempo, però, sempre Maizar, asserisce che “avere un degno centro di preghiera è più importante”. Bene. Allora il fatto non sussiste. Non avete bisogno dei minareti.

In un comunicato stampa, si legge che: “Le organizzazioni islamiche sono anche preoccupate del clima ostile che esiste nei confronti dei musulmani. Per alcuni la loro sola presenza è una minaccia. La comunità islamica rappresenta tuttavia solo il 4,6% della popolazione e solo il 10% di essi è praticante.”
Se è davvero così, credo che i 4 minareti esistenti possano bastare. Sul
sito della Confederazione possiamo leggere che “in Svizzera vivono circa 300 000 musulmani, che costituiscono la seconda comunità religiosa più numerosa dopo i cristiani”. Significa che i praticanti sono sì e no 30'000.

Pier Giacomo Grampa, nella sua lista di
10 punti contrari all’iniziativa contro la costruzione dei minareti, ne cita uno che ha attratto la mia attenzione. È il numero 6, che cita: “perché poniamo le premesse per azioni ricattatorie, esponendo a nuovi pericoli di boicotto i cristiani dimoranti nei paesi islamici.”
Questa frase mi ha aperto un mondo. Ora sappiamo perché Lui e una parte della comunità clericale ticinese respinge l’iniziativa: PAURA. E di fronte ad essa cosa si fa? Si abbassa la testa. Come abbiamo fatto in molti casi, senza dimenticare, in particolar modo, le ultime vicende con il “leader” libico… Rammentate a cosa ci hanno portato? A nulla. Se non a calare i pantaloni davanti alla comunità internazionale.

Parliamo della religione musulmana. Tralasciamo per un attimo il minareto.
Ieri sera, alla conferenza dell’On. Pier Gianni Prosperini (Palazzo dei Congressi, Lugano) si è molto parlato del ruolo femminile confrontato a quello maschile, ovviamente all’interno della comunità islamica. Di fronte alle “accuse” in tal senso, perpetrate da vari giornalisti per spronare ad un confronto, Rifa'at Lenzin (membro del Coordinamento delle organizzazioni islamiche), risponde: “anche se i loro diritti sono molto precari in molti paesi musulmani, donne e uomini sono però uguali secondo il Corano e la Sunna”.
Benissimo. Allora chi sono VERAMENTE i fedeli di religione musulmana? Cosa seguono? Perché optano per comportamenti non dettati dal Corano?
Le fondamenta del cristianesimo si basano, in ogni sua sfumatura, sulla Bibbia, sui Vangeli ed in nessun caso (ad eccezione di alcune dubbie propagande fatte da gruppi poco conosciuti ed un tantino sospetti) vengono interpretati a piacimento. Contrariamente (stando al discorso precedente) a quanto applicato per la fede musulmana.

Un ultimo aspetto dei favorevoli alla costruzione (e quindi contrari all’iniziativa) è di natura economica. Su Libero News, si legge: “secondo economiesuisse, circa il 7%, o 14,5 miliardi di franchi, del totale delle esportazioni della Svizzera, è rivolto ai Paesi a maggioranza musulmana. Nel 2008, le esportazioni sono aumentate del 14%, a fronte di un aumento delle esportazioni complessive del 4,3%.”, ma Martin Baltisser, segretario generale del Partito popolare svizzero, contesta: "Il possibile impatto economico non deve essere usato come un modo per uccidere questo dibattito. La questione della possibile reazione violenta contro la Svizzera è esagerata."

A voi le conclusioni.

Piccolo, importante, promemoria: la votazione del 29 novembre chiede sei si è favorevoli all’iniziativa CONTRO i minareti. Perciò, chi NON vuole la costruzione deve votare SÌ (e viceversa).

Qui sotto trovate un video realizzato da Johannes Gees, che nel 2007 ha girato molte città svizzere, dimostrando gli effetti del richiamo del muezzin nei nostri luoghi (installando altoparlanti sulle Chiese e mettendoli in funzione). Oltre a questo (Cattedrale di Berna), ce ne sono molti altri da vedere (compreso quello nei pascoli che mi intristisce ad oltranza).



giovedì 22 gennaio 2009

IMPORTANTE per DAMIANO

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Il processo è finalmente iniziato. Tutti lo attendavamo con grande agitazione, preoccupazione... ma anche speranza. Speranza che la giustizia torni a splendere e Damiano abbia quella considerazione che, senza dubbio, si merita.


A questo proposito ho creato un Blog dove raccogliere gli articoli usciti sui principali giornali (La Regione Ticino, Corriere del Ticino e Giornale del Popolo) proprio a riguardo del processo.

Se volete, lo potete consultare all'indirizzo



Grazie. Siamo con lui.