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Ci piace la destra made in Svizzera
Alberto Mingardi su "Libero"

«Xenofobo»: è questo l'aggettivo più carino che la grande stampa ha riservato a Christoph Blocher. Il leader dell'Udc, ministro della Giustizia uscente, trionfa in patria e raccoglie pernacchie all'estero.Alle elezioni di domenica, il suo partito ha fatto segnare un lusinghiero 29% (+2,3% rispetto a quattro anni fa), passando alla Camera Bassa da 55 seggi a 62, mentre per quella Alta bisognerà attendere i ballottaggi. L'Udc batte i socialisti non solo nelle regioni di lingua tedesca, dove è tradizionalmente forte, ma pure in due feudi socialisti come Ginevra e Losanna. Questo exploit viene ricondotto dai più a un crescendo, anche in Svizzera, della paura del diverso, quasi un ripiegamento all'interno di questo Paese tradizionalmente solingo nella vita diplomatica, però disponibile e aperto al resto del mondo.
COME IN ITALIA
In realtà, molto spesso la cronaca politica è fatta di stereotipi. All'inizio dell'avventura della Lega Nord, in Italia, i commentatori decisero che il disordinato antistatalismo di Umberto Bossi era «razzista». E paradossalmente è proprio quando quell'etichetta si è andata scolorendo, nel processo di lenta ma inevitabile metabolizzazione della Lega nel quadro politico nazionale, che l'ex partito padano ha rinfoderato la polemica contro Roma ladrona, a vantaggio di istanze identitarie, anti-immigrati, venate quelle sì di razzismo. Ma non c'è davvero paragone fra lo scandalo montato dai giornali ai tempi in cui Alberto da Giussano leggeva il decalogo federal-liberista di Assago, e le smorfie a mezza bocca per le più recenti "ronde padane". La sanzione sociale, insomma, non è misura del peccato.Qualcosa del genere si può dire di Christoph Blocher, con la differenza che il suo partito è ancor meno «razzista» di quanto la Lega non sia mai stata. Anni fa, del resto, proprio il pantheon dei militanti leghisti presupponeva la giustapposizione di Bossi, Blocher e Haider. Delle tre icone, quella di Blocher è sempre stata la meno riverita. C'è una ragione.Questo imprenditore elvetico di sessantasette anni, un conto in banca sufficiente a isolarlo dai ricatti della politica, l'espressione calma e l'eloquio affilato, è semplicemente un conservatore. Conservatore di cuore liberale, se così si può dire: non mancano, nei discorsi di Blocher, riferimenti appropriati ai due grandi economisti della tradizione austriaca, Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek. Mises è piuttosto improbabile come faro di una forza xenofoba, non foss'altro perché ebreo, e come tale costretto a riparare dall'Austria in Svizzera e dalla Svizzera negli Usa, per sfuggire alla barbarie nazista.II tratto caratteristico delle forze della destra reazionaria sta nel rigetto del liberalismo, ritenuto "inadeguato" per venire alle prese con un tempo più complesso, plurale e meticcio che mai. Per Mises, il liberalismo era «l'ideologia della pace», il mastice che doveva tenere unito un mondo caratterizzato dalla possibilità di capitali, merci e persone di muoversi liberamente. Destra e sinistra estreme odiano il liberalismo, per il suo nocciolo universalista: entrambe fanno appello alle ideologie delle eccezioni, per isolare alcuni o derubare altri.In un recente discorso a San Gallo, Blocher ha detto che «va infatti di moda additare il neoliberalismo - la dottrina dei grandi pensatori liberali Ludwig von Mises, August Friedrich von Hayek, Wilhelm Röpke e, più tardi, Milton Friedman - come il male principale, anzi il male assoluto. Ai critici sfugge evidentemente che il liberalismo ci fornisce i principi - forse scomodi, ma imprescindibili - per risolvere i nostri problemi». A Wilhelm Röpke, in particolare, Blocher riconosce il merito di aver compreso la natura dell' "eccezionalismo" elvetico. Per inciso, il tedesco Röpke, in Svizzera, era un immigrato. Proprio per questo motivo, spiega Blocher, lo spirito liberale della Confederazione gli era particolarmente chiaro.
STILE COFFERATI
Non si può ovviamente negare che l'Udc abbia posizioni molto nette, sia sul tema dell'immigrazione clandestina e della sicurezza che su quello dell'adesione della Confederazione all'Ue. Nel primo caso, c'è del populismo: ma la richiesta di "ordine" incarnata dal partito di Blocher non si discosta molto dalle stesse espressioni del bisogno di rigore, cui di recente hanno dato voce esponenti della sinistra nostrana. Sull'entrata nell'Ue, Blocher sicuramente ritiene che la Svizzera debba avere legami commerciali con tutti, senza però essere inserita nella trama di questa o quell'organizzazione internazionale.È una posizione legittima, e riesce davvero difficile capire perché chi in Italia vorrebbe uscire dalla Nato merita piena cittadinanza democratica, e chi in Svizzera vuole restare fuori dall'Ue (attenendosi peraltro all'opinione espressa dagli svizzeri in più di un referendum) invece no.
Alberto Mingardi
1 opinioni:
felice che posti un articolo di Mingardi, un grande!
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